Cronaca

Migranti, primo sbarco del 2020 a Lampedusa

Un momento del salvataggio di SeaWatch3 
Tra ieri e oggi le navi Sea Watch e Open Arms hanno soccorso centinaia di persone partite dalla Libia, tra loro donne incinte e bambini. E sull'isola siciliana si è registrato un arrivo autonomo: non succedeva dal 25 dicembre. Alarm phone: "Contattati da molte barche, temiamo naufragi"
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Negli ultimi due giorni si è registrato un aumento di barconi partiti dalla Libia, dopo un periodo di stallo e c'è stato il primo sbarco autonomo dell'anno a Lampedusa. Nel primo pomeriggio di oggi le motovedette della Guardia di Finanza di Lampedusa hanno avvistato a due miglia dall'isola un barchino, di circa 10 metri, con a bordo 97 immigrati che sono stati soccorsi dalla stessa Gdf e dalla Guardia costiera. I migranti sono stati tutti portati nel centro d'accoglienza di contrada Imbriacola dove non c'erano ospiti.

Nelle prime ore del mattino la nave Sea Watch3 aveva soccorso 42 migranti in zona Sar Maltese. L'imbarcazione su cui viaggiavano era stata segnalata ieri pomeriggio "ma le autorità maltesi si sono rifiutate di intervenire", ha affermato la ong tedesca, secondo la quale le persone a bordo "correvano un serio rischio di ipotermia". Nella serata di giovedì la nave aveva salvato altre 17 persone tra cui 8 bambini.

Centinaia partono dalla Libia, si temono naufragi



In tutto sono così diventate 119 le persone che la Sea Watch 3 ha soccorso in tre interventi nelle ultime 24 ore. Ieri mattina 60 persone sono state tratte in salvo su un gommone in pericolo a circa 24 miglia dalle coste libiche. Tra loro 53 uomini e 7 donne, di cui 31 minori. Poco prima l'imbarcazione, spiega l'ong, aveva documentato il respingimento, da parte della Guardia costiera libica, di circa 150 persone che si trovavano a bordo di due gommoni.



Terminato il soccorso, la nave si è messa alla ricerca di una seconda imbarcazione avvistata da Moonbird, l'aereo di ricognizione della Ong. La Sea Watch ha individuato il barcone in zona Sar libica e ha soccorso le persone a bordo, tutte libiche. Tra loro 10 uomini e 7 donne, di cui 9 minorenni. L'ultimo intervento, in zona Sar maltese, ha portato in salvo 42 persone in preda al panico e con alto rischio di ipotermia. "Sea-Watch - spiega l'Ong - non ha ancora ricevuto alcuna risposta alle comunicazioni ufficiali inviate dal ponte rispetto ai soccorsi effettuati".

La nave di Open Arms ha soccorso nel pomeriggio al largo della Libia 44 persone. I migranti, tutti uomini, afferma la Ong spagnola in un tweet, erano a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva da due giorni. I migranti erano in stato di ipotermia grave e in "condizioni critiche". "Senza benzina, iniziavano a imbarcare acqua - prosegue la Ong - Dimenticati dalla Ue, ora sono in salvo a bordo".

In serata, un altro salvataggio: "Secondo soccorso, molto complesso - ha scritto la ong su Twitter - 74 persone, donne, donne incinta, bambini e neonati, in stato di shock. Una motovedetta libica con atteggiamento ostile presente sul posto. Due dei naufraghi, presi da loro a bordo, si sono lanciati in acqua e li abbiamo soccorsi".

Uno sbarco di migranti è avvenuto anche sulle coste del sud Sardegna. Questo pomeriggio i carabinieri hanno rintracciato otto algerini che erano appena arrivati in località Maladroxia, a Sant'Antioco, nel Sulcis Iglesiente. Gli otto migranti, tutti uomini in buone condizioni di salute, si stavano allontanando forse per raggiungere il centro e poi spostarsi con i mezzi pubblici, quando sono stati bloccati dai carabinieri. Dopo le visite mediche e le operazioni di identificazione, sono stati tutti trasferiti nel centro d'accoglienza di Monastir (Cagliari).

In serata Alarm Phone ha  lanciato l'allarme per una settantina di persone in fuga dalla Libia a bordo di una barca di legno: "Dopo aver ricevuto le loro coordinate gps, abbiamo informato le autorità di Italia e Libia, ma da allora abbiamo perso i contatti e non sappiamo che cosa sia successo loro". Alarm Phone ha detto anche che oggi è stato contattato "da molte barche in pericolo nel Mediterraneo centrale. Con molte abbiamo stabilito solo contatti brevi, non siamo riusciti ad avere le coordinate e non conosciamo il loro destino. Temiamo respingimenti in Libia e naufragi".